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| Riporto questo recentissimo articolo da 'LaStampa.it':
MARINA VERNA Giovani ragazze giapponesi: per essere felici un marito non serve più MARINA VERNA Meglio libere che maritate. Libere di lavorare, guadagnare, spendere. Libere di uscire con le amiche anziché stare a casa con la suocera, di mangiare al ristorante anziché cucinare, di fare carriera piuttosto che figli. «Single parassite», le ha definite il sociologo Masahiro Yamada, drogate di lusso e di piaceri. Ma loro, le giovani donne giapponesi, non battono ciglio. Anzi, soddisfatte e contente, non solo insistono su questa strada, ma fanno scuola.
Il Giappone ha la più alta percentuale di single al mondo: più della metà delle trentenni non ha ancora marito. Perché il matrimonio è quasi sempre la tappa finale della loro vita. E se hai studiato e viaggiato, se hai visto come va il mondo altrove, non non lo vuoi più.
Secondo un sondaggio pubblicato ieri dal quotidano «Yomiuri Shimbun», il 55 per cento delle ragazze non vede la necessità di sposarsi per avere una vita appagata. E solo il 39 per cento pensa che senza marito la vita è infelice. Due su tre rifiutano il modello tradizionale dell’uomo al lavoro con la donna a casa. Non che rifiutino il matrimonio in sé: il 65 per cento ha detto che, potendo scegliere, preferirebbe sposarsi. Ma dev’essere con l’uomo giusto, che le accetti emancipate. Dev’essere in una convivenza non solo pacifica - massimo ideale delle generazioni precedenti - ma anche appagante.
Quello che rifiutano è il matrimonio tradizionale, quello dell’obbligo sociale più che della scelta individuale. Quello della frustrazione sentimentale e della rinuncia professionale. Quello che non è legato a un ideale di vita romantica da trascorrere insieme ma è una sistemazione con uno sconosciuto scelto dalla famiglia. Quello dove il marito lavora dieci ore e ne passa ancora due a bere al bar con gli amici, e per la famiglia ha solo qualche ora al weekend. Quello dove la donna, come da manuale sindacale, dà le dimissioni dal suo posto di lavoro un mese prima della cerimonia e davanti a ogni contrarietà si limita a dire «pazienza». Quello dove i suoceri sono da accudire prima e più dei propri figli.
Ecco, se questo è il matrimonio, allora meglio godersi la vita. Parassiti finché si può stare con i genitori e spendere, divertirsi, essere servite. Autonome anche dopo, con le amiche per uscire e ridere. «Guarda che poi invecchi e ti penti», ripetono le mamme ansiose di accasarle. Ma le figlie, che hanno intuito i loro dispiaceri quotidiani anche se ben nascosti, non le ascoltano. Preferiscono essere infelici a modo loro.
Trent’anni fa un’analoga ricerca sul gradimento del matrimonio individuava già una tendenza, ma molto più ristretta. Solo una giovane donna su cinque andava controcorrente, nel pensiero se no...Read the whole post... |
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