Anche vendere dei semplici
modellini custom, se non autorizzati, può rivelarsi uno spiacevole affare! L’ha scoperto un trentatreenne della prefettura di
Chiba, in Giappone, che ieri ha ricevuto la visita della polizia e una denuncia per
violazione di copyright.L’uomo sarebbe colpevole di aver venduto, attraverso un sito di aste online non meglio specificato,
tre statuine modificate di Nami, una delle protagoniste preferite dai fan di
One Piece. I modellini della sensuale piratessa della ciurma di “Cappello di paglia” erano stati
personalizzati per rendere il soggetto ancora
più sexy. La pratica non è una novità, anzi è ben nota tra i modellisti e in gergo viene definita
“makaizou” (modifica diabolica): si tratta di veri e propri repro e/o repaint di modelli ufficiali di famosi personaggi femminili di anime e manga che ne
esaltano gli atteggiamenti sessuali, le nudità, o semplicemente di versioni non approvate dai creatori originali.Pezzi unici, artigianali, pertanto molto costosi, ma nel caso del nostro sfortunato “artista” gli inquirenti ritengono che possa essere addirittura coinvolto in un commercio di falsi importati dalla Cina. Non è la prima volta che qualcuno incorre in disavventure simili. Già a gennaio dello scorso anno, sempre in Giappone, sempre in seguito alla violazione di una licenza di
Toei Animation, due uomini sono stati arrestati con l’accusa di aver modificato senza autorizzazione e rivenduto due modellini della serie Kamen Rider W. Quindi, se magari vi venisse in mente di rifare il look a quel vecchio Goldrake impolverato sulla mensola e rivenderlo come oggetto unico… attenti al custom!
Fonte: Comicsblog